La musica ha accompagnato l’uomo fin dalle sue origini, contribuendo allo sviluppo di ogni individuo, permeando i momenti più significativi della vita di ciascuno di noi, colmando vuoti e agendo sugli stati d’animo più profondi e su tutte le emozioni umane. E’ nutrimento per la mente e per lo spirito e in molti casi un vero e proprio strumento terapeutico per la cura di depressioni, malattie psichiche e disturbi neurovegetativi. La musica sarebbe infatti in grado di attivare il cervello come uno stimolante chimico e di generare sensazioni amplificate di piacere, eccitazione o soddisfazione.
Sappiamo quanto la musica possa avere effetti benefici, tuttavia poco sappiamo ancora dei meccanismi di riproduzione dei suoni e della struttura della musica. E pochi di noi intendono la musica stessa come una scienza che basa le sue fondamenta su leggi matematiche e fisiche.
I pitagorici, che furono i primi a fare una riflessione sul rapporto tra musica e ordine matematico del cosmo, erano convinti che i pianeti compissero movimenti armonici seguendo precisi rapporti matematici ed emanassero un suono che l’uomo non riusciva a sentire con l’udito, così come ascolta i rumori abituali, ma che fosse comunque in grado di percepirli, perché immerso in essi da sempre.
Di fatto noi siamo costantemente immersi dentro le frequenze che emana la natura e il nostro stesso corpo: il cuore umano, la frequenza di replicazione del DNA, la sincronizzazione bi-emisferica del cervello, così come la risonanza della Terra, anche chiamata Risonanza di Schumann, fino al ronzio delle api e al canto dei Delfini.
Tutto nell’Universo, dagli atomi alle molecole, dai granelli di sabbia alle foglie fino al canto degli uccelli, segue una regola aurea: la frequenza di vibrazioni al minuto è sempre in multipli di 8 (8Hz).
Lo stesso cervello umano vibra in questo modo e risponde agli stimoli dei suoni ed ultrasuoni, partecipando ad una sorta di sinfonia universale in modo più o meno armonico. I rapporti tra le note dovrebbero seguire gli stessi rapporti matematici che governano il tutto.
Nel suo libro “432 Hertz: La rivoluzione musicale. L’accordatura aurea per intonare la musica biologica”, Riccardo Tristano Tuis scrive: “ora, se ascoltassimo una musica basata sulla spirale aurea sarebbe in qualche modo una musica per la vita, sia al livello biologico che percettivo, poiché userebbe la stessa matematica di entrambi”.
Tuttavia la musica, o quantomeno, la maggior parte della produzione musicale esistente oggi, vibra a frequenze cosiddette “non coerenti” e dunque non armoniche. Ciò in conseguenza del fatto che tutti gli strumenti e i brani che ascoltiamo oggi sono accordati con intonazione a 440 Hz, in profondo contrasto con le vibrazioni delle onde emanate dal nostro corpo. L’accordatura aurea o scientifica invece, storicamente impiegata nei teatri e nelle corti europee da geni come Mozart, Beethoven e Verdi, utilizzava il “LA” centrale intonato a 432 Hz (multiplo di 8) e il “DO” a 256 Hz, e seguiva l’intonazione della voce umana, nonchè la matematica (proporzioni auree) del nostro ascolto e del nostro essere biologico.
La frequenza a 440 Hz venne fissata arbitrariamente nel 1954 a Londra, anche se la corsa all’acuto iniziò ben prima. Infatti, questa intonazione fu imposta alla prima Conferenza Internazionale organizzata dal ministro della Propaganda nazista Joseph Paul Goebbels (ignorando peraltro un referendum contrario, promosso in Francia da 25.000 musicisti), che la presentò come l’intonazione ufficiale germanica. Peraltro Hitler era un grande estimatore di Wagner, il quale impiegava proprio questa intonazione nella composizione dei suoi brani. L’utilizzo dei 440 Hz, rispetto ai 432 Hz, maggiormente stimolante per il sistema nervoso, era considerato più adatto alle marce militari. Già ai tempi dei nazisti era noto come le diverse intonazioni creassero sensazioni e risposte fisiologiche diverse negli ascoltatori.
Ma in cosa differisce esattamente l’intonazione a 432 Hz e quale influenza può avere su chi ascolta musica con queste armonie?
Innanzitutto questa è l’intonazione più consona al registro vocale umano e al nostro ascolto. E’ importante sapere che attraverso gli studi condotti dalle neuroscienze sulle frequenze, si è dimostrato che le onde sonore possono modificare la pressione sanguigna, la respirazione, il battito cardiaco, la resistenza elettrica della pelle, la sudorazione, la risposta neuroendocrina, la concentrazione e le onde cerebrali. Inoltre, in risposta alle frequenze armoniche, si attivano sia le capacità extrasensoriali sia la sincronizzazione bi-emisferica del nostro cervello, aumentando così la predisposizione a imparare, a essere più creativi e ad avere profonde intuizioni di natura scientifica, mistica o comportamentale.
Secondo autorevoli scienziati e molti musicisti, la musica intonata e composta a 432 Hz, risulta più bella per l’udito, più morbida, più luminosa. In termini tecnici essa è completa in ogni scala, cioè, ogni livello del brano musicale, inclusa la porzione tra gli intervalli, incarna il rapporto dell’intera miriade di informazioni di tutte le ottave della spirale aurea, includendo in questo “tutto” gli iper-toni, i toni bassi, gli infrasuoni e gli ultrasuoni.
Sono molti i sostenitori della cosiddetta accordatura aurea: dai Pink Floyd a Mick Jagger, cantante dei Rolling Stones, fino ad un vero e proprio Movimento, chiamato Omega 432.
Secondo loro e altri che hanno condotto esperimenti mirati, i concerti a 432 Hz suonano qualitativamente meglio, sia come tono che come incremento della ricchezza del timbro. Inoltre gli ascoltatori percepiscono la musica come non proveniente dagli strumenti musicali, ma dall’ambiente circostante e per questo si parla di full immersion nella musica.
E’ dunque possibile che la musica suonata a determinate frequenze, in armonia con quelle dell’uomo e della natura, possa incidere fisiologicamente e in alcuni casi addirittura curare alcune patologie?
Sì. Infatti la medicina utilizza già onde elettromagnetiche, come ultrasuono, laser, infrarosso o onda d’urto. Nel caso di malattie, le frequenze del nostro corpo subiscono forti variazioni arrivando alla disarmonia. Sembrerebbe dunque possibile intervenire utilizzando frequenze armoniche per “accordare” gli organi malati. Cosa che purtroppo la musica, intonata a 440 Hz, non fa.
Di fatto che la matematica non è un’opinione, e la musica, come affermato nel 1712 da Leibniz, «è una pratica occulta dell’aritmetica, dove l’anima non sa di calcolare ». Insomma, la musica ha il potere di mostrare la struttura armonica dell’universo, del quale anche noi facciamo parte.